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In più occasioni si è parlato del pensiero di Preti come di un pensiero "eclettico", oscillante, rapsodico; ricco di troppe infiltrazioni per poter risultare coeso. Questa lettura, che risente con buona probabilità dello spirito del tempo, trascura l'autentico sforzo di sintesi che ha permesso a Preti di rendere fra loro commensurabili e interagenti prospettive filosofiche apparentemente contrastanti: l'empirismo e la fenomenologia, il pragmatismo e la filosofia della logica. L'autenticità del percorso pretiano e la legittimità di quella strada sono parte integrante dell'analisi che Tavernese fa dell'opera postuma In principio era la carne. Si tratta, fra l'altro, di una constatazione semplice e naturale, quasi riconoscimento immediato del "temperamento" filosofico e morale di Preti. L'eclettismo si trasforma così in coesione interna; il "mestiere" del filosofo in lavoro oggettivo, collettivo, un lungo, accidentato percorso a staffetta; la ricostruzione concettuale in confronto diretto, dettagliato, da cui sia le polemiche di scuola sia le ostentazioni di originalità o di genialità da parte dell'autore, prive come sono di collocazione e di funzionalità, vengono espulse.